giovedì 10 settembre 2015

Futuro è GIUSTIZIA


Un futuro ci sarà certamente; il mondo non si fermerà !!! Ma quale futuro vuoi per te e per i tuoi figli ??? Ciò che possiamo fare è determinare quale futuro vogliamo.
Il futuro che io voglio è basato sul concetto di GIUSTIZIA. Attendo da anni uno Statista che ponga la GIUSTIZIA al primo punto del suo programma politico ed elettorale. NON parlo assolutamente di giustizialismo. NON parlo di concetti qualunquistici, di introduzione della pena di morte, di inasprimento delle pene, di introduzione di nuovi reati, di chiacchiere che solitamente sono generate dalle ultime emergenze riscontrate.
Voglio LA GIUSTIZIA perché questo paese non sia diverso tra nord e sud; perché i ragazzi possano frequentare scuole efficienti ovunque e perché gli ammalati possano essere curati nello stesso modo in ogni ospedale del Paese; perché al sud come al nord tutti possano girare liberamente per strada a qualsiasi ora; perché il nord non sia la sede del riciclaggio dei soldi sporchi di sangue, di violenza, di lacrime, …; perché anche al sud le istituzioni pagate con i soldi di tutti, funzionino e siano efficienti. Voglio una GIUSTIZIA Giusta e Uguale da Aosta a Lampedusa. Voglio un paese unito non solo sulla carta, ma nei fatti. Un paese che NON abbia “60 milioni di giustizie” fatte ognuna a propria misura, ma che abbia un “sentire comune” in ambito etico, morale, … un unico senso della GIUSTIZIA.
Voglio lasciare ai miei figli un Paese che abbia un futuro possibile basato sulla LIBERTA’ ( l’ignoranza e la miseria economica e culturale non permettono certamente il fiorire della Libertà ) e sulla GIUSTIZIA ( la violenza fisica, verbale, psicologica, … il sopruso, la differenza maschio-femmina o nord-sud, … il malaffare, la furbizia, … non permettono certo il fiorire della Giustizia).
Qualcuno condivide questo mio “sentire” ? Come possiamo far arrivare il alto questo nostro bisogno ?
normalitaliano

7 commenti:

  1. Buongiorno NORMALITALIANO, ho avuto modo di rileggere per bene i tuoi scritti, di rifletterci sopra, mescolandoli con mille altri pensieri. Ne condivido gran parte, credo tu lo sappia e come te, sento addosso una sorta di malessere che da tanto tempo mi preme invisibile sulle spalle. L'opprimente sensazione di sentirmi “sbagliato”, sentirmi fuori luogo. Una specie di abitante alieno dentro un paese che ha perso completamente la sua stella polare, un paese che sento andare sempre più alla deriva avvolto dalle mille nebbie che solo l'incertezza e la sua continua superficialità sanno creare e mantenere dense per far smarrire sempre più la strada verso il domani. Ma la sensazione più brutta che sento avvolgermi è che tutto ciò, tutto questo malessere, deriva semplicemente dalla mia "normalità", il mio essere solo un uomo NORMALE e che chiede solamente di vivere in una società fatta da persone NORMALMENTE COMUNI. Nulla di particolare, nulla di diverso, ma solo un luogo dove la Giustizia si possa chiamare tale perché è rispetto delle regole, dove la scuola sia formatrice del futuro e insegnante di un progresso sostenibile, dove la politica prepari l'avvenire delle nuove generazioni e non garante di sicure poltrone per le vecchie. Una società, uno stato dove essere corretti e onesti sia premio e non pena, uno luogo dove sia ancora possibile pensare a quanto bello sia il domani senza dover rimpiangere il passato e tutto questo mi scoraggia e sconforta. Ciò che riporti in questo blog è molto e tocca molti argomenti, ci servirebbero fiumi di parole per parlarne, per discuterne, per districarli nella loro complessa e complicata matassa italiana fatta di compromessi e indecisioni, di chiacchere ed interessi, di esitazioni ed incertezze. Lo faremo, probabilmente, ma ciò richiede tempo e forza, spero di riuscirci. Già qualche tempo fa, tra i miei appunti ho scritto qualche parola che spazia in generale su molti argomenti che qui trovo, per limitazione di caratteri, lo aggiungo di seguito nei prossimi commenti...un saluto

    RispondiElimina
  2. Probabilmente qualcuno dirà che metto tutto nel calderone, ma non m'importa, ci metto tutto proprio perché sono demoralizzato di tutto. Dunque, torniamo a quanto sopra, sono stanco di tutto questo, sono proprio stanco. Sono stanco della situazione economica europea, dei tweet di Renzi, del comportamento della grande Europa, dello stillicidio continuo di notizie e contro notizie, di allarmismi e rientri, di inutili parole e fiumi di riunioni dove nulla si raggiunge e nulla si sistema. Sono stanco di questa involontaria apatia generalizzata dei cittadini, di tutti dico, me compreso, presi da mille impegni quotidiani a cui tutte le notizie arrivano frammentate e prive di qualsiasi fondamento veritiero e certo e ci bombardano lasciandoci inermi e distrutti così come ci trovano. Apatia dilagante su qualsiasi argomento e tema, ormai ingorgato da migliaia, se non milioni, di notizie ed informazioni gettate alla rinfusa in tutti i fronti da giornalisti senza scrupoli, da politici senza midollo, da economisti senza cervello e da migliaia di opinionisti cui unico scopo è essere pagati senza sapere far nulla. Sono stanco di essere una generazione distratta che attende, attende sempre. Attendiamo che la situazione economica migliori, attendiamo che gli stati facciano il loro dovere, attendiamo che i flussi migratori calino, attendiamo che ci sia lavoro, attendiamo che l’inquinamento cali, attediamo che il domani sia migliore, attendiamo che il terrorismo scompaia, ma apatici e rassegnati invece attendiamo solo che i giovani, i nostri figli, le nuove generazioni crescano per venire a finalmente a salvarci, ma sono stanco anche di questa attesa. Da giovane credevo di poter essere parte di una rivoluzione globale, di un mondo che aveva mille speranze, lasciate dai nostri padri e madri, da coloro che per un ideale, un modo di vivere, un credo ci avevano fatto trovare un mondo nuovo, migliore del loro, combattendo con coraggio e cervello. La tecnologia cresceva, il benessere iniziava ad farsi sentire. Credevo che tutto questo fosse parte di un progresso che inarrestabile ci portasse ad essere un mondo migliore. Mi sbagliavo e di grosso anche. La mia generazione e tutte quelle che ci hanno ruotato attorno, (sono della metà dei ‘60) quelle che adesso dovrebbero avere ben salde le redini certe del mondo, hanno fallito, abbiamo fallito…..(continua)

    RispondiElimina
  3. ...I nostri avi ci hanno regalato il mondo libero, il coraggio delle idee, la forza della speranza, il lavoro il benessere e noi, presi dai miraggi di miti stupidi e pigri, convinti delle nostre capacita invincibili di falsi super eroi, l'abbiamo rovinato, consumato e dilapidato nei pensieri, nei cervelli, nel viverlo. Non siamo in grado di pianificare nulla, consumi e risparmio, futuro e presente, siamo talmente cechi e sordi da non vedere invece che gli occhi di intere generazioni di giovani sono perse nei turbini luminosi dei “fantasmagorici smartphone” e non guardano il mondo la fuori e nemmeno tra loro parlano più. Li abbiamo dotati di tecnologia ultra intelligente, di connessioni favolose, in tempo reale con tutto il mondo e non ci accorgiamo che invece tra loro non parlano, perché non lo facciamo neppure tra noi. Non vediamo che non giocano, non vivono, richiusi nelle paure che noi non riusciamo a sconfiggere. Abbiamo eserciti di economisti, ministri, sottosegretari, consulenti e chi più ne ha più ne metta, eppure non riusciamo a pianificare un razionale consumo del pianeta. Da un lato super ricchi, dall'altro super poveri. Consumiamo più di quanto produciamo, mangiamo più di tutte le forme viventi di questo fragile pianeta, l'inquiniamo, lo deprediamo, continuiamo a ucciderci tra noi in maniera barbara e crudele con assurde guerre mascherate di tutto fuorché della verità....(continua)

    RispondiElimina
  4. ...Però ci lamentiamo, rinchiusi in studi televisivi, in case protette dagli allarmi, in finte città chiamate “centri commerciali”. Non passeggiamo a piedi nudi nel parco, non lo facciamo più, ma abbiamo il SUV di ultima generazione che ci promette avventure favolose. E continuiamo a lamentarci di tutto, schifati e nauseati dal nostro comportamento, ci piangiamo addosso senza far nulla, e attendiamo che qualcuno risolva l'arcano, rapiti ancora una vota dallo schermo luminoso che si accende tra le nostre mani portandoci in mondo virtuale inesistente ma che ci fa “stare bene”. Tanti minuti compresi per tutti ma nessuno per noi, per la nostra vita, per i figli, per gli anziani, per il mondo. Ma la tragicità più grande sta nel fatto che non riusciamo neppure a comprendere che tutto questo è causa nostra, solo nostra. Siamo noi ad aver creato tutto questo, dalle false economie, all'effimero che internet rinchiude, dal esaltare uno stupido cantante o artista di grido al non voler vedere colui che ci sta a fianco e soffre. Noi non ci parliamo più, non guardiamo più negli occhi l'altro, non abbiamo il coraggio di combattere per un'ideale, non vediamo l'esagerazione e scusiamo tutto, non ci diamo più dei limiti, delle regole perché ci crediamo noi stessi i padroni di tutto. Non è questione di religione o credere in Dio, Budda o in chi per lui di diverso, ma è un modo di vedere le cose. Trascuriamo completamente la cultura, il buonsenso, l'educazione, il limite delle cose, l'essere parte integrante del mondo, lo trascuriamo a tal punto di essere più preoccupati delle crocchette del gatto o del cane, piuttosto che della fame di intere popolazioni. Rifiutiamo la guerra con centinaia di migliaia di persone che sfilano per le strade e poi le stesse fanno code interminabili per vedere l'ultimo film di Rambo o sparatutto. Ci indigniamo per un terrorista che uccide e spara all'impazzata, ma gli vediamo le stesse armi che usa contro di noi. Il denaro ci ha ormai venduto e comprato in tutto, ne siamo schiavi e carnefici, lo idolatriamo fino all'estremo sacrificio di pensare di portarcelo in un aldilà che ci vedrà tutti presenti. Lo coccoliamo, ne facciamo scorta, più del cibo, del necessario. Ormai ci siamo auto-convinti che senza non esisterebbe mondo, non esisterebbe civiltà. Ma sappiamo tutti che così non è, relegando questo pensiero però più lontano possibile dalla realtà. In banche, vere o virtuali, innalzandole a panacee di tutti i mali, quando l'effettivo male sono loro stesse. E così accade che sono stanco di leggere e sentire questo e sto seriamente pensando che forse è giunto il momento di riprendermi la vita, quella vera, quella fuori da questo schermo, quella che scorre al di là di questa tastiera, quella che questo meraviglioso mondo mi ha regalato e che io, stupido umano ottuso, sto sprecando in inutili ed effimeri problemi che la fuori non esistono più. Non sarà di certo una Grecia sul baratro o un terrorista pazzo e sconsiderato a rubarmi la vita, a rubarmi il mondo, non sarà un tweet o una televendita a farlo. L'unico a farlo sarà il tempo e il destino, unici padroni delle nostre vite, unici a cui dobbiamo rispondere con l'unica forza che possiamo opporre: vivere ogni attimo che passa come se fosse l'ultimo. Sempre.

    RispondiElimina
  5. Caro TempusFugit ciò che sento di dire è che l'oggi ed il domani sono completamente nelle nostre mani. Sono profondamente convinto che il passato non rappresenti un esempio. Il passato è stato vissuto con difficoltà, ansie, paure, errori, ... da chi ci stava dentro. Sono anche convinto che il mondo (purtroppo non dal punto di vista ecologico, ma da quello sociale) sia in una fase di lento e progressivo miglioramento. Purtroppo noi vorremmo altre velocità; vorremmo risultati visibili e facilmente misurabili. Le sfide che stiamo vivendo e quelle che abbiamo davanti sono impegnative a livello personale (il nostro rapporto con il denaro, con l'avere, con il potere, con la libertà, con la giustizia...). Questo richiede cambiamenti culturali e ricerca di sè, di valori, ... Ma chi meglio di ciascuno di noi può affrontare questi aspetti ? Chi meglio di ciascuna madre e padre di famiglia può allevare al meglio le future generazioni ? Cominciamo a farlo nel nostro piccolo, nell'associazionismo, nel sociale ... Usciamo dagli appartamenti e dai centri commerciali. Raccogliamo la carta che vediamo a terra... Fuori la fantasia, fuori le idee, ... altri ci stanno provando !!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che l'oggi e il domani siano nelle nostre mani, non vi è dubbio, ne sono convinto anch'io. Ma sono altrettanto convinto che, è ignorando gli esempi sbagliati del passato, che si rischia di ricadere negli stessi errori che essi hanno prodotto. Elaborare e migliorare quelli positivi e corretti invece, permette di mantenerli attuali ed efficienti per le nuove generazioni. Secondo me il passato DEVE essere d'esempio per il FUTURO, il passato E' futuro. Senza quello, senza il rispetto e lo studio profondo del passato, l'evoluzione umana non ha senso. Noi siamo il frutto di ciò che eravamo e saremo ciò che adesso siamo.
      Per allevare le nuove generazioni non basta neanche essere solo madri o padri, ma serve anche essere parte integrante di una società, una comunità viva e civile. Una collettività che sia esempio e supporto attivo, serio, valido e concreto a queste figure principali. Dentro ad una comunità che abbia come fondamento le vere pietre miliari di una società civile, costituite da rispetto, onestà, sincerità, moralità, regole certe e chiare, ma anche amore, cultura, arte, lavoro, democrazia, sacrificio, generosità, altruismo, disinteresse, rinuncia, secondo me, dentro a tutto questo, il nostro piccolo diventerebbe il molto grande. Il nostro semplice esempio sarebbe supportato dalla certezza del risultato positivo ed evidente, del materiale e concreto appoggio di un costruttivo e chiaro esito. Non dovrebbe esserci bisogno di raccogliere la carta a terra, perché a terra non ce ne sarebbero. Un'utopia, lo so.
      Sarò pessimista, oppure semplicemente solo demoralizzato, ma l'ottimismo, pur cercando il più possibile di perseguirlo, lascia per ora il posto al dilagante vuoto materiale, morale e generazionale che vedo prepotentemente avanzare, in una inconsapevole società sull'orlo del baratro. Baratro che, rubando il testo da una vecchia canzone che dice “Gli specchi per le allodole
      inutilmente a terra balenano ormai come prostitute che nella notte vendono un gaio gesto di amore che amor non è mai”, ci sta facendo perdere la rotta.

      Elimina
    2. Carissimo,
      rispetto il tuo punto di vista così come quello di tutti e registro che siamo solo parzialmente d’accordo. Infatti sull’utilizzo doveroso del passato come indispensabile strumento al fine di non ripeterne gli errori, mi sono espresso in altro luogo di questo blog. Il mio riferimento al passato però finisce qui.

      Se invece vogliamo continuare a fare il parallelismo tra la caduta dell’Impero Romano e la decadenza della società capitalistica occidentale, lo possiamo fare disquisendo per ore e trovando mille analogie. La più significativa forse è che la caduta di Roma è iniziata con il decadimento dei valori fondanti di quel popolo. - “siamo ricchi, invidiati, potenti, … perché rischiare la vita per difendere i confini? perché lottare ancora per espanderci? paghiamo dei mercenari che muoiano per noi mentre balliamo sul ponte del Titanic (mi sia permesso l’ulteriore parallelismo)” – Questa analogia con l’Italia e gli italiani di oggi mi sembra calzare.

      Tuttavia vorrei evitare di filosofeggiare sugli errori fatti fin qui e vorrei passare al “fare” a partire dal “piccolo” che è a portata della nostra mano. Personalmente non ho mai amato la difesa a catenaccio. Non amo vincere la partita distruggendo il gioco dell’avversario ponendomi in attesa di un suo errore per punirlo. Questa tattica usata in Italia purtroppo non solo nel calcio, ma anche dai “professionisti dell’immobilismo e del no”, non fa per me. Preferisco sbagliare, ma essere vivo, autore della mia vita, perdere con onore. Per questo sono certo che se gli italiani sapranno guardare in faccia la realtà e farsi un approfondito esame di coscienza, potranno decidere di cominciare a cambiare cercando di essere “puliti ed onesti” loro stessi nella loro quotidianità, prima di chiederlo agli altri, ai politici, agli amministratori. Un popolo onesto e pulito produce una classe dirigente onesta e pulita.

      Volendo ritornare un attimo a dare uno sguardo al passato, proprio per onestà ricordiamo che dopo la caduta di Roma il mondo non si è fermato. C’è stato il Medio Evo che ha prodotto un importante fermento di cervelli, di filosofie, di artisti, … Poi il Rinascimento, l’Illuminismo, l’età moderna … Ricordiamo che i “barbari” di allora sono oggi i tedeschi, i francesi, gli inglesi, gli abitanti dei paesi nordici … e non mi sembra che loro si lagnino particolarmente della caduta di Roma. Su quelle ceneri hanno costruito il loro futuro, con altrettanti inevitabili errori. Quindi anche noi avremo un futuro. Si tratta di capire se ce lo vogliamo costruire o vogliamo subire quello imposto da altri.

      Lasciando quindi il ricordo romantico del passato e ripartendo invece dalla Giustizia, dalla Legalità, … sono certo che ce la faremo! Qui ci sono milioni di brave persone che non sopportano le ingiustizie, i soprusi ed il malaffare. Domani ci sarà ancora il sole sui buoni e sui cattivi, ma noi impegniamoci nel nostro piccolo facendo i conti con la nostra coscienza “senza mollare di un centimetro”.

      Con speranza, normalitaliano

      Elimina